Dal numero di Gennaio – Febbraio del Gazzettino della Farmacia
Fattori genetici e sociali, attitudine alla prevenzione: la differenza è la chiave di volta verso un’assistenza personalizzata. Dai Bollini Rosa fino al Piano nazionale, l’Italia è un punto di riferimento in Europa per la “medicina di genere”
C ‘erano una volta i Bollini Rosa, il riconoscimento attribuito agli ospedali italiani che si impegnano attivamente nella promozione della Medicina di Genere. Il loro numero è aumentato fino a raggiungere quota 335 strutture che hanno ottenuto il massimo riconoscimento dei tre bollini, e ben 167 due bollini, dove questi sono sinonimo della presenza di un’offerta sanitaria dedicata alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali malattie femminili. Analoghi obiettivi animano la lista dei Bollini Rosa Argento, con le RSA pubbliche o private accreditate in possesso di quei requisiti che garantiscono un’assistenza personalizzata ai propri ospiti, in maggioranza donne anziane. Sulla stessa linea si colloca il nuovo orientamento verso la Medicina di genere del Macedonio Melloni di Milano, salutato come il primo Ospedale della donna.
Tutti segni importanti di quel passaggio “Dalla Medicina di Genere alla Medicina di Precisione” fotografato nell’ultimo “Libro Bianco” promosso da Onda. Perché la Medicina di genere non è una branca, ma «un approccio da applicare a tutte le discipline mediche» come ha spiegato Francesca Merzagora, presidente Onda, «che si basa sulle diverse caratteristiche biologiche, ma anche su fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che l’attitudine alla prevenzione di uomini e donne».
Differenze di genere
Qualche esempio? Le donne soffrono da 2 a 3 volte in più di depressione rispetto agli uomini. Le ragioni sono da ricercare non solo in fattori biologici – ciclo ormonale ed effetto degli estrogeni – ma anche sociali. Poi ci sono le malattie cardiovascolari, che colpiscono più gli uomini (4,9 vs 3,5%), ma rappresentano la prima causa di morte delle donne (48 vs 38%). Molte ignorano, infatti, il maggiore impatto di alcuni fattori di rischio, in primis fumo e diabete, perché un terzo delle sigarette basta alle donne per avere lo stesso rischio cardiovascolare dell’uomo. E così via, tra maggiore prevalenza femminile – da 2 a 50 volte – di malattie autoimmuni ed endocrine e l’ambito oncologico, nel quale lo studio delle differenze di genere è stato uno dei primi esempi di Medicina di precisione. Non ultima la multicronicità: nel 2017 le donne erano il 29,2% contro il 21,7% degli uomini: questo significa, per la Medicina generale, avere 1 1 contatti l’anno con donne contro 9 maschili. Senza dimenticare che una donna su tre si occupa da sola di un anziano o di un malato grave.
Il consolidamento della prospettiva di genere ha condotto l’Italia a essere il primo paese europeo a emanare un “Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di genere”. Un impegno tangibile verso la centralità del paziente e la personalizzazione delle cure di cui cittadini e sistema sanitario non possono fare a meno.
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