Sempre più persone manifestano problematiche del tratto gastrointestinale: perché?
Viviamo un’epoca contraddistinta da così tanti cambiamenti quanti mai nella storia dell’umanità, talmente repentini da non lasciare abbastanza tempo al nostro organismo, ai nostri geni, di adattarvisi. Tra i tanti cambiamenti non ci sono solo stress, vita di corsa, inquinamento: basti pensare a com’è cambiata l’alimentazione, in fondo noi siamo fatti di quello che mangiamo: cibi industriali, alimenti confezionati ed ipercalorici, pasti veloci, mancanza di fibre… tutti elementi che lentamente ma continuamente, giorno per giorno, tendono a minacciare il nostro organismo. E l’intestino, non a caso, è il primo ad accorgersene, o meglio a farcene accorgere, tramite sintomi che sono sempre più diffusi nella popolazione: gonfiore addominale, difficoltà digestive, bruciore, diarrea, stipsi ostinata, colon irritabile…
Ma qual è il meccanismo alla base dei disturbi?
Il nostro organismo, a partire da ogni nostra singola cellula, è circondato da più livelli di barriere. Il pensiero va subito alla pelle, che ci protegge dall’esterno coi suoi 2 metri quadrati di estensione, ma a pensarci bene è una barriera anche l’interno dei polmoni, di oltre 60 mq. Ma la barriera più estesa del nostro organismo è l’intestino: immaginate un sottilissimo strato di cellule, una vicina all’altra, a formare un sottilissimo filtro di oltre 300 metri quadrati, attraverso il quale dobbiamo assorbire il più possibile i principi nutritivi (sali minerali, vitamine, aminoacidi, zuccheri, etc…) ma contemporaneamente dobbiamo anche tenere verso l’esterno, per poi espellerlo, tutto ciò che non serve, o è dannoso. Alimentazione non variata, stress, abuso di farmaci, ma soprattutto alterazioni della flora batterica intestinale possono formare dei piccoli pertugi, fra cellula e cellula, che consentono a sostanze contenute nel cibo, o a frammenti di proteine, di passare indisturbati dall’alto lato, ove incontrano il sistema immunitario. Il sistema immunitario vede questi frammenti proteici come corpi estranei (non è normale siano lì presenti) e li aggredisce generando le cosiddette “intolleranze alimentari” ed anche una piccola infiammazione, che non governata tende ad estendersi sempre più lungo l’intestino. È così che possono insorgere i primi sintomi, che spesso non sono specifici: gonfiore addominale, alterazioni dell’alvo, flatulenze, eruttazioni, reflussi, sensazioni di peso, ma anche debolezza, variazioni di peso, dolori muscolari o piccole ulcerazioni del cavo orale e così via.
Il sistema immunitario, a quel punto, è talmente dedito a gestire questa sorta di “fuoco amico” che espone maggiormente l’organismo alle malattie, ivi incluse le malattie autoimmuni. Questo scenario è stato definito “sindrome dell’intestino permeabile” o “leaky gut”.
Nel 2000 il Prof. Alessio Fasano, direttore della clinica di Harvard, scoprì un composto, la zonulina, che si libera proprio quando si aprono questi spazi fra cellule. Fortunatamente, tramite un semplice campione di sangue estratto tramite pungidito ed inviato ad un laboratorio specializzato, oggi è possibile dosare la zonulina, e sapere se abbiamo la sindrome dell’intestino permeabile, e contemporaneamente verificare l’ottimale status della flora batterica intestinale.
In base alle risultanze del referto, si potranno quindi apportare i correttivi di integrazione ed alimentazione, utili a controllare la leaky gut.
Articolo tratto da clubsalute.it