Intervista a Gabriella Sozzi – Fondazione IRCCS, Istituto Nazionale dei Tumori, Milano
Screening per immagini o con biomarcatori? La risposta migliore è nella combinazione di entrambi. Così un nuovo test del sangue permette di identificare alcune molecole che si sviluppano prima del tumore al polmone, aprendo la strada alla definizione di un profilo del rischio individualizzato e, un domani, alla possibilità di uno screening nazionale
Come si arriva oggi alla diagnosi di tumore al polmone?
Con la Tac spirale, che viene eseguita su indicazione del medico curante o su iniziativa personale. Non esiste un programma di screening specifico, come invece avviene per la mammella o il colon-retto. Pensiamo anche al tumore alla cervice: con il PapTest e la vaccinazione per l’HPV l’incidenza è diminuita in modo considerevole.
Per quanto riguarda il cancro al polmone, i risultati dei nostri studi e di due ricerche analoghe, condotte negli Stati Uniti (studio NLSC, National Lung Screening Trial) e in Europa (studio Nelson), hanno già dimostrato il vantaggio dello screening con la Tac spirale in termini di diminuzione della mortalità.
Cosa frena un programma di screening specifico? Proporre la Tac spirale come screening nei forti fumatori (oltre un pacchetto di sigarette al giorno) solleva molti problemi, tra cui l’elevato costo sanitario e l’esposizione in modo regolare a radiazioni, per quanto basse. Il tutto trattando i cittadini come se il profilo di rischio fosse uguale. I nostri studi rispondono proprio a questa istanza, personalizzando il fattore di rischio di sviluppare un cancro al polmone ancor prima che sia diagnosti- cabile con la Tac.
Come nasce il vostro test, in grado di anticipare la diagnosi?
Alcuni anni fa abbiamo realizzato uno studio retrospettivo dimostrando che andando a cercare nel plasma la presenza di alcune molecole, dei microRna, era possibile stabilire un algoritmo e definire il rischio di sviluppare un tumore al polmone fino a due anni prima della diagnosi. Questi 24 microRna sono rilasciati non dal tumore – e questo è il grande vantaggio – ma da cellule del sistema immunitario e del polmone, danneggiati dal fumo. Sembra che questi microRna siano rilasciati da popolazioni immunitarie, fotografando una condizione che precede la malattia. Il test permette, quindi, non di identificare le molecole del tumore, già in atto, ma di riconoscere fino a 2 anni prima quelle rilasciate dal sistema immunitario e dal polmone nel momento in cui il tumore ancora non si è sviluppato. La presenza di questi microRna ci segnala un danno grave all’organo e al sistema immunitario: un fattore di rischio importantissimo.
Come avete sperimentato il test?
Nel 2013 abbiamo promosso lo studio prospettico bioMILD che ha raccolto 4000 forti fumatori sopra i 50 anni, quindi più a rischio. È stato uno studio imponente, realizzato all’80% con fondi AIRC del 5 per 1000 e con finanziamenti individuali a me e alla Chirurgia Toracica guidata da Ugo Pastorino. È stato il primo test al mondo a combinare alla Tac spirale un esame non invasivo con un biomarcatore nel sangue. Ai 4119 soggetti abbiamo, infatti, offerto l’esecuzione di due test. Il primo è laTac spirale – la pratica diagnostica standard – che permette di ricostruire in maniera volumetrica i polmoni e individuare eventuali noduli. A questa abbiamo aggiunto, in cieco – e quindi indipendentemente – il nostro test. Sulla base dell’esito di entrambi, abbiamo calcolato il rischio individuale di sviluppare la malattia raccomandando i controlli a intervalli di tempo differenti.
Quali sono stati i risultati dei due esami, combinati insieme?
Siamo riusciti a elaborare un algoritmo di rischio individuale molto preciso. I soggetti che avevano un doppio positivo (Tac spirale e test biomolecolare) sono stati sottoposti a controlli ravvicinati di 3-6 mesi. I pazienti con solo un test positivo a controlli intermedi, mentre nei soggetti con entrambi i risultati negativi gli esami sono stati effettuati dopo 3 anni. Lo studio si è concluso a marzo 2019 con un follow up di oltre 4,7 anni su tutti i 4000 volontari. Il dato più interessante riguarda la combinazione dei due test: l’esito positivo di entrambi identificava i soggetti con un rischio 40 volte superiore di ammalarsi rispetto ai doppi negativi ai due test, e quindi anche di sviluppare le forme di malattia più aggressive con conseguente rischio di decesso.
In che modo il test potrebbe aiutare l’introduzione di uno screening per il tumore al polmone?
Lo studio bioMILD ha dimostrato che l’esecuzione dei due test in sinergia permette di definire con precisione il rischio individuale. Individua i soggetti più a rischio tra i forti fumatori e permette di proporre i controlli a intervalli individuali. Questo significa che i fumatori con rischio basso potrebbero sottoporsi agli esami a intervalli più lunghi, con minore esposizione alle radiazioni e meno stress.
Quali potrebbero essere altre applicazioni del test?
Poiché riflette la condizione di un sistema immunitario compromesso, lo abbiamo usato con pazienti trattati con l’immunoterapia. È la nuova frontiera nella cura del cancro al polmone ma a rispondere, a lungo termine, sono solo il 20-25% dei pazienti. Il test è in grado di predire, da solo e associato al marcatore standard, quali pazienti potranno beneficiare della terapia: i risultati di questo studio sono stati pubblicati da un ricercatore del nostro team, Matteo Boeri, sulle pagine di “Clinical Cancer Research”.
Articolo tratto dal Gazzettino della Farmacia di gennaio-febbraio. Passa in Farmacia per ritirare la tua copia.